Sono Intrepida, vorrei tornare a casa ma non posso farlo. Devo reagire, l ansia ha preso il sopravvento. Ho appena visto il ragazzo che mi piace, tachicardia. È da tanto che non l avevo se non per l ansia,è da tanto che non ho la voglia di incrociare lo sguardo di uomo. È un emozione che non vorrei provare in questo momento, ho troppi problemi per la testa e poi ancora non ho l autostima per approcciarmi con qualcuno. E poi, in tutto questo, lui sa a stenti il mio nome. E se sapesse dell altra metà di me non credo che si interesserebbe a una come me. Sia chiaro, non mi vergogno di me ma già in due siamo troppe.
Come non detto, sono seduta al bar e sento il fuoco dentro, mi fumo due sigarette. Una dopo l altra. Era già iniziata storta la giornata, me ne sono resa conto perché per l agitazione ho perso il conto di tutte quelle sigarette che ho fumato prima delle 11 del mattino come se fossero ossigeno per continuare a respirare.
Qualcosa non andava, ma nel mio sangue scorre quella voglia di ritrovare la mia vita normale, persa chissà quando ma forse mai iniziata.
Come non detto, neanche le sigarette oggi riescono a calmarmi. Sentivo le voci della gente rimbombarmi nelle testa, il sole mi teneva gli occhi socchiusi e lì, in mezzo ai miei amici, non riuscivo ad interagire. Ero spenta, più lì che qui , le lacrime stavano per rigarmi il viso, non volevo rovinarmi il trucco, era da tanto che non mi prendevo cura di me eppure la bestia oggi ha vinto su di me. Sono andata verso la macchina, senza dire una parola con la speranza di trovarmi a casa e scoppiare in un pianto liberatorio con le mie amiche un po’ indifferenti ma anche un po’ stranite, mi guardavano senza capire, qualche domanda a cui rispondevo annuendo per non far uscire la voce rotta dal pianto. Mi ripeto che non devo abbattemi, fa parte del percorso, sono sulla salita e oggi sono caduta. Però devo rimboccarmi le maniche e rialzarmi, capire che non ricomincio daccapo, ma dal punto in cui sono caduta. Certo, è più facile scriverlo che capirlo. Proprio ieri ero soddisfatta di come stia riuscendo a fare tante cose, la palestra, un corso dalle 8 alle 14, mi era tornato perfino l umorismo. Eppure ogni volta che penso che tutto stia andando per il meglio, e vorrei fare quello step in più, tutte le mie aspettative crollano, e dovrò aspettare ancora un po’. Sto imparando a camminare con quella voglia di correre libera tra i miei sogni e le mie idee. Ma è ancora presto per farlo. Devo imparare a gioire dei miei successi avvenuti ed aver pazienza per quelli futuri ed eliminare dalla mia testa il senso di fallimento e soprattutto la tristezza che non riesco a togliermi dal visto.
Però, mi lascio un piccolo spazio del mio cuore, per sognare che un giorno tornerò a casa per la tachicardia nel vedere il ragazzo che mi piace e non aver paura del rifiuto e non con il viso pieno di lacrime per una vita che mi sta troppo stretta.
BARCOLLO MA NON MOLLO!

-<Tu sei tantissime cose,ma proprio tante.La malattia è una piccolissima parte di te>
<-E’ scomoda però>.
Guardavo un film mercoledì ed ho sentito questa frase che mi ha colpito dritta al cuore.
Ci sono film che sembrano raccontare la tua storia e quando tu sei la protagonista è tutto un tram tram.
E’ da mercoledì che queste parole mi frullano nella mente e mi hanno fatto piangere.
Tanto.
Sei una persona come tante,ma quando ti fermi un attimo a ragionare ti rendi conto a che punto sei arrivata;ti ritrovi in quelle situazioni in cui non pensavi mai di poterti ritrovare.Non te lo spieghi cosa tu abbia sbagliato e il motivo per la quale sia potuto succedere proprio a te.Ma tutto ciò io non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico quindi meglio a me che a qualcun altro,forse!
E da mercoledì che mi sento vuota ,che non riesco a scrivere ,a sfogarmi.
Mi sono sentita una stupida a creare questo blog,l ho fatto non per diventare una blogger famosa ma perché non vorrei che nessuno si trovasse nella merda come mi sono trovata io,che nessuno abbia paura di mostrarsi esattamente per come è anche se io sto raccontando i fatti i miei a tutti ed è una cosa che mi pesa da morire,non che me ne importi più di tanto del giudizio degli altri ma perché odio essere al centro dell’attenzione e mi piace essere riservata.
Non vorrei essere negativa,pesante,ma in quest’ultima settimana non riesco a far finta che tutto stia procedendo per il meglio.
Certo non posso negare che ho fatto passi da gigante,basta pensare che ho iniziato ad andare in palestra,uscire dentro il paese con le mie migliori amiche,leggere ad alta voce un testo lungo senza avere l’affanno e soprattutto guardare le persone negli occhi ed era la cosa che più mi mancava. Ma non riesco ad essere felice per questo,mi rendo conto che lentamente passo dopo passo io stia meglio ,il problema è che io ho così tanta voglia di CORRERE!
Sarà che ho un ritardo ,perché l’ansia fa anche questo.E le donne in pre ciclo sono delle bestie,hanno certi malumori ,figuriamoci una tipa che ha questa “fase” per mesi interi.
È una settimana triste per me e me ne rendo conto quando faccio fatica a sorridere,a combattere e a cercare una via per rinunciare alle mie sfide.Quella sensazione fissa in gola non riesco a tollerarla.
Ieri ho passato la mattinata a sistemare un’armadio che volevo riordinare da giugno,pieno di ricordi,scatole e scatoloni.Tra una cosa e l’altra speravo di trovarci dentro anche quella mia voglia di vivere,la determinazione che mi contraddistingueva dai miei coetanei e tutti i miei sogni e invece ho trovato buste rotte,un pò di polvere e il mio vestitino del battesimo.
Domani è lunedì,comincerà una settimana importante per me e sono seduta sul mio letto .consumata. ma cerco di ricordare a me stessa quanto cazzo bella deve essere la vita e che io non posso arrendermi.
Questa mattina sono uscita con le mie amiche,sono andata al bar e ho respirato aria fresca,per un attimo mi sono sentita “normale”,chissà se qualcuno si sia accorto dei miei occhi tristi.
Eppure non è ancora arrivato il momento di perdere la speranza,chi mi conosce lo sa come rispondo a un Come stai: “Io barcollo ma non mollo!”.
STOP ALLA VIOLENZA SULLE DONNE
Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Ho pensato un po’ prima di scrivere questo articolo, prima di trattare un argomento così delicato,prima di raccontare la mia esperienza che fa male ricordare e mi mette vergogna. Ma la vergogna é un sentimento che noi donne non dobbiamo provare perché la colpa non è MAI nostra. Ricordo quando durante una delle mie prime esperienze lavorative, il proprietario del locale in cui dovevo lavorare per 3 giorni, ha iniziato già dal primo giorno a fare battutine squallide,a sfiorarmi la mano da sotto i vassoi che mi passava da portare in sala. Mi sentivo in soggezione ma pensai che fosse tutto normale. Ho sempre lavorato con gli uomini, spesso mi ritrovavo ad essere una delle poche donne in una brigata di uomini e per fortuna ho incontrato persone che mi hanno portato rispetto ma delle volte per scherzo o per amicizia le battutine erano all’ordine del giorno. Quindi, non capì subito la gravità della situazione. Il secondo giorno, quel capo vigliacco, padre di famiglia, con una scusa mi mandó a prendere dei prodotti dalla cella frigorifera. Lui era dietro di me, sentivo i suoi passi dietro ai miei e in un nano secondo percepì il gelo e no, non era il gelo della cella frigorifera. Cercó di chiuderla e io ebbi la prontezza di mettere in mezzo un piede, rimase socchiusa. Lui si avvicinò a me, mi strinse a lui e mentre mi abbracciava cercó le mie labbra. Viddì una bottiglia d’acqua di vetro sopra lo scaffale e chiesì stupidamente:”Posso bere?”. Lui annuì e le mie mani tremavano a più non posso. Non riuscivo ad aprirla. Chiesì di aprirmela,lui lo fece, io bevvì e per fortuna riuscì a dileguarmi. Cazzo, se tornassi indietro quella bottiglia gliela spaccherei in testa. Tuttavia continuai il servizio, sconvolta. Mia madre venne a prendermi una volta finita la giornata di lavoro e per il potere che ha di capirmi senza che io dica niente capì che c era qualcosa che non andava. Io dissi semplicemente che ero stanca. Non avevo il coraggio di dire una parola. Il giorno dopo avevo la febbre a quaranta. Quello stronzo ebbe un potere così forte su di me che mi annientó, non andai a lavorare, non riuscivo ad alzarmi dal letto. La sera venne a trovarmi il mio fidanzato dell’epoca. Ero pallida, scoppiai a piangere, confessai tutto. Con lui mi sentivo al sicuro era una persona tranquilla e mai mi sarei aspettata che una volta andato via andasse direttamente al locale per dargli una lezione. Fui costretta a dire tutto alla mia famiglia, avevo paura che altrimenti nessuno mi avrebbe creduta. Lui disse che io avevo frainteso, che fu un equivico. Mi sentì morire ma per fortuna le persone accanto a me e la mia famiglia non avevano il minimo dubbio che fosse una bugia. Mia madre sembrava una iena, puoi fargliene di ogni ma mai toccare le sue figlie. Mio padre invece è sempre stato pacato, ma quella volta è stata una delle poche volte in cui gli ho visto gli occhi lucidi, pieni di rabbia. Esclamò :”La piccolina di papà” e mi abbracció. Fu un momento epico perché prima era raro che mio padre mi stringesse così forte a lui.
La sorte ha fatto sì che tutto ciò venne bloccato in tempo, non ebbi un abuso vero e proprio ma l’intenzione c’era. Ancora oggi se io sono sola per strada e un uomo, soprattuto adulto, cammina dietro di me io ho paura.
Oppure non dimenticherò mai quella notte a Londra in cui aspettavo da sola l’autobus per tornare a casa e due ragazzi si avvicinarono a me, dissero qualcosa di dispregiativo nella loro lingua. Né sono sicura, ho impressi nella mente, appiccicati agli occhi quel tono e quello sguardo pieno di cattiveria. Uno di loro mi accarezzó la guancia. Io per un attimo rimasi bloccata. Poi iniziai a correre fino alla fermata successiva e presi il primo bus che passó.
Più di una volta ho preferito indossare i pantaloni, invece di una bella gonna o un parka nera invece del mio pellicciotto rosa, molte volte evitavo di truccarmi o di mettere un rossetto rosso per nascondermi, per non essere provocante, forse. Quando finivo le mie ore di lavoro, entravo nella staff room, mi scompigliavo i capelli per cercare di essere più brutta possibile, prendevo il cellulare in mano e fino a quando non arrivavo a casa sana e salva ogni qual volta che incrociavo un uomo facevo finta di parlare al telefono.
Può essere possibile che nel 2019 una donna debba aver paura di camminare da sola? Che Debba sentire in un sabato sera, ogni santa volta, un commento poco carino nei propri confronti?
Tutte le sensazioni orribili che ho provato le conservo dentro di me, e nessuno potrà mai cancellarle. Non oso immaginare cosa possa provare una donna a convivere per anni con un uomo orco che amava e che invece di proteggerla la consuma fino all ultimo pezzettino di sé, ed è anche questa la bontà delle donne continuare ad amare nonostante lo schifo. E quando una donna si rende conto che è sbagliato al 99% ormai è troppo tardi. A tutte quelle donne che escono per divertirsi e non rientrano a casa, a quelle donne sfregiate, torturate.
Bisogna pensare alle donne non solo oggi, ma in ogni singolo istante delle nostre giornate. Le donne devono essere tutelate dallo Stato e questi stupidi orchi invece devono essere agnentati.
Che poi non riesco a capire come gli uomini non si rendano conto di quanto possa essere appagante, invece di uno schiaffo, fare l’amore.
I POSTUMI DEI MIEI SUCCESSI
Ieri sera dopo aver finito di pubblicare l’articolo sul blog,mi sono messa tra le lenzuola,soddisfatta della mia giornata.Ero contenta,pensavo a quanta strada ho percorso e a quanta ancora ne ho da fare però inizio a intravedere quella luce bianca che mi permette di respirare e iniziare a recuperare tutto il mio tempo perso.
Ma come non detto,dopo un po’ mi rendo conto di essere in tensione,sono sola a casa e fuori piove,inizio ad avere impulsi di vomito,sento freddo.E’ un freddo che è incastrato tra le ossa e ho le vertigini.
Diamine !! Il mio amico\nemico deve essersi sentito trascurato ma perché non riesce a gioire per i miei successi? Questa volta però cerco di ascoltarlo ma non assecondarlo,cerco di capire il motivo per la quale è venuto a bussare sulla porta del mio cuore,forse non ho meritato la serenità durante la mia giornata?Non sono ancora pronta per iniziare ad essere felice? La Lucrezia “malata” avrebbe avuto una crisi d’ansia.Io ,Lucrezia “malata e coraggiosa” ho cercato di dar voce ad un pianto disperato per sfogarmi ma le lacrime non sono uscite. Ho respirato per qualche minuto e ho pensato che l’indomani(oggi) non sarei dovuta andare alla festa buddista a cui mi ha invitato mia sorella ed era un campanello d’allarme per dirmi che dovevo rallentare. Tuttavia, ho realizzato che non posso permettermi di rallentare proprio adesso che la salita è al suo punto clou e ho cercato di non aver paura. Ho accettato le mie debolezze,i miei timori ma come se fossero solo del mio amico\nemico seduto avanti a me e non dentro di me.
Ecco,come al solito,dopo un’oretta che sono nel letto mi scappa la pipì ma la paura di sentire le vertigini ancora più forte fa in modo di trattenermela ma proprio non c’è la faccio a resistere così con la speranza di non cadere raggiungo il bagno.
Mi rendo conto di quanto questo duro percorso mi abbia fatta crescere:le vertigini sono la mia più grande paura,ma l’ansia è capace anche di questo. Così la Lucrezia “malata e coraggiosa” ha trovato un escamotage per non abbattersi e ha fatto finta di saper volare.
Certo letta così può sembrare divertente e facile ma in quei momenti è tutto così difficile ma ieri ho sconfitto questa mia paura e sono stata in grado di volare,in bilico tra tutti i miei sogni ,la mia voglia di fare e al mio coraggio perché tutto questo non deve mai mancare. In questo periodo buio la forza che mi ha spinto ad andare avanti è il pensiero che se il destino mi ha messo davanti ad una sfida (sfiga) del genere è perché sono abbastanza forte per combatterla.
Così oggi ho superato un’altra grande sfida ,nonostante i postumi che il mio corpo ha dovuto affrontare per il grande sforzo ,nonostante la pioggia e una casa con sessanta persone,sono andata alla festa e ho avvertito un’energia indescrivibile grazie al gruppo buddista.
Ho staccato la spina per qualche ora,mi sono emozionata e ho incrociato occhi belli e brave persone.
Una volta salita in auto ,ho aperto il bigliettino che era nel pensierino che mi hanno donato e ho trovato una frase fatta apposta per me ed anche qui è tutta una questione di destino!

E’ da un po’ che non ho veri attacchi di panico o crisi d’ansia,sono terrorizzata all’idea che possano tornare all’improviso ma voglio dirti mio caro amico\nemico che io HO IMPARATO A VOLARE!
FEARLESS.
“La vera scelta non è mai tra il fare una cosa e il non farla. Ma tra il farla o non farla per coraggio oppure per paura”- M. Gramellini
Sono seduta con il computer davanti agli occhi ma fisso il muro afflitta dai miei pensieri riguardo alla scelta di questo mondo che ho voluto crearmi virtualmente che altro non è lo sfogo di una vita che mi sono ritrovata a candurre ma che non ho mai nemmeno minimamente desiderato.
Ho deciso di aprire questo blog(il motivo lo scriverò in un altro articolo perchè non vorrei dilungarmi su un altro argomento che mi sta molto a cuore perché oggi voglio raccontarvi un’altra storia)..
Scusate,tendo a perdermi,la mia testa ha in mente mille pensieri;dicevo che ho deciso di scrivere questo blog ma non ho la minima idea di come si faccia a strutturarlo;a me piace scrivere e spero di farlo ‘almeno’ discretamente bene ,ma della parte grafica non ci capisco un tubo e quindi tengo a scoraggiarmi e poi, devo ammetterlo, la mia costanza nel fare le cose è pari a zero ma questa volta voglio provarci,anzi riuscirci.
Quindi anche per oggi tralascerò la parte da “blogger nascente” e mi dedicherò a raccontarvi il senso che ho dato alla mia giornata con la speranza di trasmettervi la mia emozione ed è ciò a cui tengo di più.
Ieri sera le mie amiche mi scrivono sul gruppo Whatsapp : “Lu domani mattina colazione al bar,vieni con noi?”. 5 minuti di silenzio. Diamine, ci stavo male quando non le vedevo per giorni,quando le sentivo distanti eppure quando mi cercano vorrei che non lo facessero. Mi faccio coraggio e gli dico di si,senza pensarci,che vogliate che sia un caffè al bar? Inizio a non sopportare proprio più i panni da ragazza che fa poco e niente senza genitori così decido di buttarmi e domani al bar andrò senza mia madre ,seduta al tavolino accanto o con il mio papà che mi aspetta in macchina per farmi stare tranquilla,per avere quella via di fuga se il mostro dovesse impossessarsi di me.

Mi son messa nel letto e mi sono addormentata guardando la millesima serie di Netflix e mi svegllio alle 7:50 senza sveglia,nervosa e con i crampi allo stomaco. Ho dormito malissimo e so anche il perché. Quel fottuto caffè al bar mi ha fatto acidità solo al pensiero di berlo,ad un bar pieno di gente e senza la mia via di fuga ma oggi io mi sento coraggiosa e non trovo nemmeno un motivo per la quale non dovrei andarci.
Come ogni mattina,prendo la mia pasticca ‘tieni a bada il mostro’,bevo il mio caffè e fumo una sigaretta sul balcone e noto quanto oggi sia una bella giornata.
Apro l’armadio alla ricerca dell’outfit perfetto ,oggi mi sento inspirata,vedo il mio vestito leopardato,il mio preferito che è in quell armadio da un sacco di mesi. E’ da un po’ che non avevo il coraggio di indossarlo,non è nulla di chè sia chiaro ma nella piccola cittadina in cui vivo ti fissano anche se hai un capello fuori posto figuriamoci con un vestito un po’ più appariscente.
Adoro i vestiti un po’ particolari ,strani. Non mi sono mai curata del giudizio degli altri ma da quando mi sono “ammalata” se avessi potuto essere invisibile lo sarei diventata e tendo ad indossare maglioni over-size e boyfriend perché la sensazione di potermi ritrovare con le gambe all’aria con addosso una minigonna o una maglietta un po’ più scollata mi mette troppo in soggezione.
Ho avuto per tanto tempo la nostalgia di quella Lucrezia che scese in paese per le vacanze quando viveva a Londra e andò alla posta con un pellicciotto Rosa Barbie e le vecchiette ,in coda,la guardarono sciocco-basite.
Credetemi, odio mettermi in mostra ,ma quel giorno tutti avevano gli occhi puntati su di me ,sembrava avessero visto la Madonna,ed è stato il giorno più divertente della mia vita perché ho capito quanta gente non si faceva i **** suoi!!
E alla vera Lucrezia non importava.Ora appena qualcuno mi guarda negli occhi ,abbasso lo sguardo,anche se qualcuno non mi guarda io mi sento osservata e me ne vado nel pallone.
Ma oggi mi sento coraggiosa,prendo quel vestito e ne vado fiera. Mi sento bella,peccato non aver trovato le mutande in pendant con il vestito,ovviamente anche quelle sono le mie preferite se non lo aveste capito.
Salgo in macchina,la mia prima parola non è né “buongiorno” ,né “come stai?” ma un “SPERO DI NON PENTIRMENE” e nel frattempo cerco una gomma da masticare per smorzare la tensione e dopo mille raccomandazioni tra parcheggiare la macchina dentro il bar se fosse possibile e un ti prego se mi sento male,ricordami ti respirare ed accompagnami subito a casa,mi tranquillizzo.
Alzo lo sguardo,avevo dimenticato quanto fosse bello godersi una giornata di sole. Come ho fatto a rinunciare a tutto questo?
Scendo dalla macchina e sono ancora viva e cosa ancora più bella,non mi gira la testa,prendo un deca macchiato soia,non sia mai che la caffeina possa mandare a quel paese la mia non tachicardia del momento.
Accendo una sigaretta e tra una chiacchera e l’altra sono le mie amiche a portarmi fretta perché devono fare degli acquisti e io sono incredula. Sono calma. Sono seduta ad un tavolino fuori ad un bar,sono con le amiche di una vita e mi sento libera perché per la prima volta dopo 5 mesi ho fatto un qualcosa che credevo impossibile.
Ecco,se c’è una cosa per la quale devo ringraziare il mio nemico\amico è l’apprezzare le piccole cose.
Cioè chi cavolo è che si emoziona per essere seduta ad un bar? Chi è che pensa che non è qualcosa di così scontato? Chi si sente felice a salutare degli sconosciuti alle 11 del mattino,e a chiedere scusa con il sorriso se gli hai semplicemente sfiorato un gomito?
Alla fine,come se non bastasse le mie amiche mi convicono ad andare a quel negozio di detersivi per comprare il balsamo-labbra in offerta che la commessa mi ha rifilato l’altro giorno e…
…Signori e signore,udite,udite … mi sono sentita una ragazza normale in un normale negozio di detersivi!
Un grande traguardo,un piccolo salto nella mia nuova vita da ragazza “normale” eppure quella degli ultimi mesi ha ancora del potere sul di me,e mentre sono qui a scrivere queste righe sono un po’ triste perché è sabato sera,sono le 21.16 ho 22 anni e sono seduta accanto al termosifone.

Questo mi mette un po’,tanta tristezza non dovrebbe essere questo il mio posto in questo momento ma la parte peggiore di me non ha più il completo potere su di me e io in questo sabato sera non sono mai stata così felice di guardare” Tu si que vales” in televisione perché oggi non è stato un giorno perso ma l’ennesimo piccolo passo che fa in modo di avvicinarmi alla vita che merito perché anche io valgo!
Buonanotte dal mio cuore leopardato.
GLOSSY DREAM.
Oggi ho voluto mettermi alla prova.
Mio padre ogni giorno cerca di coinvolgermi nei suoi giri quotidiani, tra fruttivendolo, supermercato e compere varie.
Al mio ennesimo “NO”, ho sentito una fitta allo stomaco, una voce dentro di me mi sussurrava che questa situazione in parte è colpa mia perché non ho il coraggio di espormi.
Decido così , un po’ spaventata, di andare con lui al negozio di detersivi ;eppure ricordo quanto mi piacevano questi negozi :trovare il prodotto perfetto ,annusare quei mille profumi che ti entrano nelle narici e te li porti a casa.
Sono un po’ ossessionata per i prodotti per la casa e mi manca tanto starci dentro con tranquillità, adoro quelle maschere, i mille prodotti per il make-up e tutti i prodottini scontati ,vicino la cassa,che cercano di rifilarti le commesse (Ed io puntualmente mi faccio “infinocchiare” e non riesco mai a dir di no!).
Così metto il mio solito maglione lungo che mi piace tanto,nasconde le mie forme trascurate ormai da un po’, i miei jeans larghi preferiti ,le sneakers e borsa grande che puntualmente deve contenere:
-Acqua,non sia mai che me ne vada in iperventilazione.
-Occhiali da sole, non sono più abituata al sole sulla faccia.
-Gocce e pasticche,non vorrei mai farmi cogliere impreparata dal mio amico/nemico attacco di panico.
Scendo giù,papà mi aspetta dalla nonna e come al solito l’ho fatto aspettare mezz’ora,saliamo in auto e io mi ricordo che oggi è Giovedì,c’è il mercato di fronte a quel negozio,sarà pieno.
Sospiro..
Come al solito prima di scendere dico a papà :” Miraccomando veloce e indolore. “.
Entro.
Non ci credo e da quattro mesi che cercavo la forza e il coraggio di entrare in uno stupido negozio di detersivi che dovrebbe essere la quotidianità eppure io c ho messo quattro mesi ,eppure mi sembra di metter in pericolo la mia incolumità.
Luce bianca ,mille colori e mille scaffali,l’avevo detto che non ero pronta e non era una scusa.Inizio ad avere l’affanno,a non sentirmi a mio agio, a voler afferrare tutte le cose scritte nella lista e rifugiarmi nella mia macchina. Prendo tutto a random, non controllo né la marca né il prezzo.
Iniziano le vibrazioni alla schiena e la testa gira,lo dico a papà ,lui cerca di distrarmi,prendiamo le ultime cose anche se io lascerei tutto a terra e scapperei ma questa volta ho deciso che devo vincere io.
Arriviamo alla cassa,la signora davanti a noi ci mette due ore per dire che vuole una maledetta busta.
Nel frattempo chiedo a papà se pagherà in contanti,dice di si , l’incubo sta per finire se avesse dovuto usare il pos ci avremmo messo il doppio del tempo.
Nel frattempo che la cassiera infila le nostre cose nella busta mi chiede se voglio il balsamo labbra in offerta, le rispondo di si anche se non ho ben capito che cos’era ,sentivo solo un rumorio nelle orecchie e le labbra in mezzo ai denti(credo che quel balsamo labbra mi sarà utile),voglio solo uscire;che figura farei se cadessi a terra e urlei nel negozio,la gente penserebbe che sia pazza.
Mi siedo sul sedile dell’auto.
SONO SALVA.
Sento le conseguenze del grande sforzo che ho fatto,mi fa male la schiena e il mio respiro non è proprio nella norma.Non vedo l’ora di fumare una sigaretta sul mio balcone e scaricare la rabbia.
Apro la busta.La cassiera mi ha regalato una mascherina da notte da mettere sugli occhi.Sorrido,questa sfacchinata ne è valsa la pena.Mi sento felice quando mi regalano qualcosa nei negozi e nei supermercati.Mi accontento di poco penserete ed avete ragione,con l’ansia ho imparato ad essere felice per le piccole cose perchè nulla è scontato .
E’ tutta rosa e c’è scritto “GLOSSY DREAM”.
Spero di fare questi “LUCIDI SOGNI” questa notte,ho avuto coraggio oggi ad entrare in uno stupido negozio di detersivi. Ne vado fiera.
NERO.
Ho condotto una vita apparentemente normale.
I miei genitori si son separati quando io ero piccola,non ricordo un loro bacio,ma ho sempre guardato il lato positivo;ci sono bambini che non hanno i genitori o che vengono maltratti.I miei genitori sono sempre stati splendidi.Se avessi potuto scegliergli io,avrei sempre scelto loro.
Però certe cicatrici si formano senza che tu te ne accorga.
Durante l’adolescenza volevo andar via di casa,mi sentivo stretta.
Loro non hanno mai mollato,mi sono venuti a prendere in piazza,nascosta,mi hanno ripreso in tempo quando volevo scappar dal garage.Mi hanno capita,mi hanno amato.Diamine se lo hanno fatto!
La parte bella di me è solo merito loro,quella brutta è colpa del mio nemico.
….
Era un giorno di primavera,avevo i jeans larghi e gli anfibi, comprati a Londra qualche mese prima,di cui ne andavo fiera,ero seduta su un muretto e guardavo negli occhi il mio fidanzatino.
Grr…Era il mio stomaco,avevo fame.Avevo una voglia immensa di panzerotti,quelli della mia rosticceria preferita.
Poggio un piede a terra,ma l’altro raggiunge l’asfalto in un nano secondo,insieme al mio braccio,alle ginocchia,alla schiena e alla mia testa.
BOOM.Vedo il nero.
C’è solo in nero.
E sarà il colore che predominerà la mia vita.
Per sempre?
ATTILA.
Quando ero piccina ero uno spirito libero.La mia famiglia mi chiamava Attila,perchè per l’energia che avevo distruggevo tutto.
Amavo stare in compagnia ,ero sempre dietro la bmx dei miei amici,mi stringevo forte alle loro spalle,e andavamo in discesa a tutta velocità,eravamo spiriti liberi.Niente e nessuno avrebbe potuto fermarci.
Passavano gli anni e in cuor mio mi sentivo diversa,ma quando ero con loro niente avrebbe potuto distruggermi.Eppure delle volte ricordo che prima di prendere sonno chiudevo gli occhi così forte con la speranza che il giorno dopo non gli avrei riaperti.
Eppure cosa può tormentare una bambina?!Eppure cosa la faceva sentire così diversa?
Ero iperattiva,ho praticato un pò tutti gli sport e quanti altri avrei voluti farne,ma non c’è ne mai stato uno che son riuscita a terminare.
Andavo bene a scuola ma non ero la prima della classe.
Avevo una migliore amica,forse anche di più ma io non sono mai stata la loro prima scelta.
Ero quella ragazzina sempre sorridente,avevo mille idee e tanta voglia di fare;da piccola uscivo di casa e i miei genitori dovevano rincorrermi,facevo le capriole al contrario e solo io ero in grado di sbattere contro il muro e far prendere un grande spavento ai miei genitori.Faceva male ,piangevo a dirotto eppure il giorno dopo ero sempre lì.
Attila mi chiamavano,eppure oggi Attila è il nome del mio nemico,che non distrugge tutto ciò che gli circonda ma distrugge me.Solo me.
MEEM
E’ UN GIORNO D’AUTUNNO.
Ed è sempre stata la stagione che più mi rappresenta.
Le foglie diventano secche e scure,si preparano ad un inverno gelido.Ma tu le guardi con la consapevolezza che prima o poi arriverà l’estate e le foglie si rinforzeranno,proprio come i tuoi fiori preferiti sbocceranno.
Ma tu a quell’ estate non ci sei mai arrivata.Non perdi la speranza,ma tu quell’estate ancora non l’hai incontrata.
Fai un altro passo,incroci lo sguardo di quel bambino felice che gioca al parco e provi a ritornare indietro nel tempo,a quando tutti questi pensieri ancora non gli avevi.
Ma ti rendi conto che il tuo nemico più grande è con te da quando ne hai memoria.
Ciao,mi chiamo Meem e vi racconterò la storia di una ragazza rinchiusa in un corpo che non è il suo.
Una ragazza che come amico ha solo il suo nemico.